Case Popolari agli Artisti meritevoli ma indigenti

L’Italia è un paese che vive di arte, cultura e turismo. Gli artisti, secondo il Dott. Gilberto Di Benedetto psicologo e psicoterapeuta, sono il fanalino di coda nel diritto ad un tetto dove vivere e quasi mai godono i frutti del loro lavoro che magari farà diventare ricchi galleristi e collezionisti.

Nel mese di aprile verrà organizzato a Roma dal Dott. Di Benedetto, dal Ugo Cavaterra regista, Sergio Bellucci scrittore e giornalista e da Santi Sindoni pittore e scultore un convegno dal tema: La casa è un diritto anche per gli artisti emergenti e per quelli poveri ma creativi. L’ideatore del convegno (Gilberto Di Benedetto) in una sua nota ha affermato che:

la carriera di un artista non sia una passeggiata si conosce ma mi chiedo; e se fossero gli stessi artisti a non essere avvezzi al denaro, a preferire la libertà creativa rispetto al compenso economico? Questa è la domanda che si è posto il Dr. Roberto Goya-Maldonado, direttore del dipartimento di neuroscienza e psichiatria del Medical Center di Göttingen, in Germania. Il professore ha dato il via ad una ricerca (Reactivity of the Reward System in Artists During Acceptance and Rejection of Monetary Rewards) che ha osservato l’attività delle parti del cervello che producono dopamina (la sostanza chimica che comporta l’eccitazione spesso associata a sesso, droghe e gioco d’azzardo) quando gruppi di artisti e non artisti ricevono offerte di denaro gratuito.

È opportuno ricordare che la dimensione del campione preso in esame dalla ricerca è piuttosto ristretto. Su 24 partecipanti che hanno completato il test 12 di loro hanno lavorato nelle arti, sia come attori, pittori, scultori, musicisti o fotografi, il resto del campione comprendeva invece individui che si auto definivano “non creativi”, tra cui un venditore di assicurazioni, un dentista, un amministratore aziendale e un ingegnere.

Ad ogni partecipante è stato chiesto di indossare degli occhiali che tramite la Realtà Aumentata mostravano loro una serie di quadrati di diversi colori.

Ogni volta che compariva un quadrato verde, gli esaminati avevano la possibilità di selezionarlo con un pulsante e ricevere un premio in denaro di 30 Euro. Allo stesso modo veniva loro chiesto di segnalare i quadrati di altri colori pur non ricevendo niente come ricompensa.

Analizzando l’attività cerebrale dei soggetti durante l’esperimento, il team di studiosi ha scoperto che la ricezione di denaro gratuito causava negli individui artisti una secrezione di dopamina significativamente ridotta rispetto a quella dei non artisti.

Non solo, tramite un secondo test i ricercatori hanno scoperto che gli artisti mostravano una secrezione di dopamina maggiore, quando veniva loro chiesto di respingere i quadrati verdi, rinunciando così alla ricompensa. In altre parole, rispetto ai non artisti, gli artisti si preoccupano meno di ricevere denaro e si sentono meglio quando sanno che non possono averlo.

“Collettivamente, i nostri risultati indicano l’esistenza di distinti tratti neurali nel sistema di ricompensa dopaminergico degli artisti, che sono meno inclini a reagire all’accettazione di ricompense monetarie”, scrivono i ricercatori. Strana società la nostra, fluida e postmoderna, al contrario di quelle più antiche che, sull’arte e sugli artisti hanno edificato la loro grandezza.

Oggi si considera invece, erroneamente, l’arte un “non lavoro”, a differenza di quanto avveniva, per esempio, nel Rinascimento, dove ogni artista aveva diritto a una casa e a un laboratorio affinché potesse svolgere la propria attività, mantenersi e arricchire anche la società civile intorno a lui.

Il “creativo”, l’artista dunque è un motore importante anche per il benessere economico d’una società, di una civiltà, di un popolo e di un Paese e non può né deve essere mandato allo sbando.

Basterebbe quindi utilizzare spazi adeguati e non usati, dando magari in affitto congruo alle possibilità dell’artista – come avviene in moti paesi del Nord Europa – locali dove vivere e creare, in cambio di un valore aggiunto dato alla comunità.

Stranamente a questa visione antropocentrica e inclusiva, che tra l’altro riduce lo sbando e la deriva sociale, sono giunte da tempo molte altre nazioni ma non l’Italia che vive ancora di quel pregiudizio obsoleto e arretrato che vuole l’artista, il creativo, un peso morto inutile e improduttivo da dimenticare.

Sarebbe giunto il momento di fare un balzo verso una società più giusta e più ricca e basterebbe così poco… soltanto la buona volontà!

A cura del Dott. Gilberto Di Benedetto

La Redazione  di tvitalia1.it è lieto di ospitare ed essere partecipi a simili iniziative sociali.

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